Adoro l’interventismo delle idee di Matteo Renzi. Sulla riforma elettorale, da proporzionalista convinto, ora vorrei una legge maggioritaria.

Ebbene sì, la scossa alla barbosa politica italiana è arrivata.

Mi ero rassegnato a morire nell’immobilismo e nei rinvii dell’inutile Governo Letta, mentre all’improvviso l’interventismo delle idee di Matteo Renzi sta scompaginando la melina di questa classe dirigente di ultra conservatori nostrani.

Anche se con due decenni di ritardo il centro sinistra italiano torna a dettare l’agenda politica, per iniziativa del neo-segretario PD, Matteo Renzi. Durante il ventennio berlusconiano (tranne alcune parentesi di Romano Prodi), la sinistra aveva delegato la funzione di proposta politica al sindacato di riferimento (CGIL e Fiom) e rincorso in ogni occasione gli annunci di riforme del centro-destra.
Più impegnato nel tempo a definire vanamente sé stesso, il PDS-DS-PD, ha eletto solo a fine 2013 il primo vero segretario democratico (e non post comunista) e la differenza con i suoi predecessori appare ora drammaticamente evidente.

L’aver annunciato prima un programma di riforme del mercato del lavoro (Job Act) – sul quale ha già ottenuto uno storico sì di Landini sul contratto unico per i neoassunti – e subito dopo aver proposto con una ENews (http://www.matteorenzi.it/enews-380-2-gennaio-2014/) e una chiara deadline (entro fine gennaio) la collaborazione per approvare in tempi rapidi la famigerata riforma del sistema elettorale, impone ora a tutti i partiti di prendere posizione su questa farsa della riforma elettorale, che va avanti da almeno 7 anni. Una farsa supportata da questa classe politica che ha portato milioni di voti a Beppe Grillo, togliendo ogni credibilità ai partiti, e permette anche al Governo Letta di sopravvivere inutilmente.

Renzi ha lanciato con coraggio e grande tempismo la sfida sui contenuti. Legge elettorale, eliminazione del bicameralismo perfetto e modifica del Titolo V.
Nello specifico non ha proposto un solo modello di riforma elettorale targato PD, sul quale come in passato, tutti si sarebbero potuti dire NON d’accordo e il dibattito sarebbe rimasto inconcludente ancora per mesi tanto in TV quanto in Parlamento. Renzi ha proposto una rosa di 3 modelli di legge elettorale ( quelli della legge elettorale spagnola; della legge Mattarella rivisitata; e del doppio turno di coalizione dei sindaci) e ha chiesto entro gennaio a tutti i partiti di dire se sono disponibili a fare insieme la riforma.
Prendere o lasciare. Non ci sono più alibi (recita il tweet di Renz). Chi vuole la riforma si esponga, chi non vuole collaborare si sottragga.

NCD, Scelta Civica e SEL si sono detti disponibili a discutere. Berlusconi ci sta, ma solo perché gli servono subito elezioni entro la primavera (magari prima del suo arresto).
M5S quando si fa politica si fa di nebbia, e vieta ai parlamentari di collaborare col PD e ha annunciato che interpellerà la “rete” entro febbraio (perché un mese dopo??? chiaro il giochino, no!). La Lega Nord ovviamente si sottrae… e forse si prepara ad invadere Bruxelles.

Renzi è stato chiaro. Il suo PD vuole una legge elettorale che sia maggioritaria, che garantisca la stabilità e l’alternanza, che eviti il rischio di nuove larghe intese.

Al di là della mia personale preferenza per il modello spagnolo tra i 3 proposti da Renzi, pur essendo un proporzionalista convinto, invoco la politica perché sia approvata finalmente una legge elettorale maggioritaria.
La motivazione è sommariamente semplice. I dati economici dimostrano che un sistema elettorale proporzionale, per quanto più giusto, equo e rappresentativo delle diverse istanze del corpo elettorale, conduce inevitabilmente ad un aumento della spesa pubblica. E siccome la spesa pubblica è il primo male dell’Italia, mi sono convinto che sia assolutamente prioritario passare ad una legge elettorale maggioritaria, che favorisca la concentrazione dei partiti e il formarsi delle coalizioni. Un primo risultato garantito sarebbe quello di favorire l’affermazione sicura di una coalizione minima vincente e si spera capace di fare le riforme strutturali, anche pestando qualche callo al 50% di italiani che vive di spesa pubblica al riparo dal mercato.

Questa politica del 2014 che comincia sulle idee e non sul gossip mi piace molto di più. Che la Terza Repubblica sia davvero alle porte? E lo spero davvero…

Matteo-Renzi-riforme

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