VISION CESENA 2029
: un Piano Strategico per costruire insieme il futuro della città

Zenobia – Le città invisibili di Italo Calvino

La nuova Amministrazione comunale di Cesena avrà il compito di avviare il processo di definizione del Piano Urbanistico Generale entro il 31.12.2020, con il vincolo di ultimarlo entro 2 anni. Esso rappresenterà innegabilmente l’atto amministrativo fondamentale della Giunta Lattuca, perché dovrà definire lo sviluppo e la riqualificazione urbanistica della Cesena del futuro.

Tuttavia, il nuovo Sindaco si trova, da un lato, la sfida di predisporre uno strumento di pianificazione urbanistica di lungo periodo, con l’ambizione che esso rappresenti una visione condivisa della Cesena del futuro, dall’altra si trova sulle spalle la pesante eredità di una città spaccata a metà, che per la prima volta nella sua storia ha eletto il Sindaco al ballottaggio, e al termine di un decennio in cui la politica ha smesso di dialogare, in cui sono mancati o peggio sono stati sottratti spazi di confronto, che in sintesi ha scientemente preferito delegare “all’uomo solo al comando”.

Oggi la legislazione regionale urbanistica (recentemente revisionata) prevede nell’iter di approvazione semplificata del PUG, che le Amministrazioni comunali abbiano la facoltà di avviare in una fase propedeutica l’elaborazione di un Piano Strategico comunale o di Area Vasta, e attraverso questo strumento giungere alla definizione di una strategia di sviluppo urbano, capace di ispirare e fare sintesi dei progetti e interventi pubblici e privati.

Lo strumento del Piano Strategico serve proprio per costruire il presente e il futuro delle comunità, ridefinire l’identità del territorio e analizzare le sfida da affrontare, ridefinire la Weltanschauung di Kantiana memoria, trasformando le aspettative individuali o di gruppo in visioni comuni e in progetti concreti per vivere meglio il presente e costruire il futuro attraverso il coinvolgimento di tutti.

L’esperienza di elaborazione dei Piani Strategici è già una delle più rilevanti innovazioni della governance urbana e territoriale emerse nel corso degli ultimi decenni, che molte città importanti (Rimini, Torino, Bologna, Pesaro, Manchester, Londra, Barcellona, Lione) hanno già utilizzato per definire in modo partecipativo la propria identità, per dare spazio a una riflessione collettiva che aiuta la comunità a “Ripensare al proprio futuro”, con gli occhi di oggi, e a continuare a costruirlo con un approccio strategico e una visione condivisa.

Il Piano Strategico VISION CESENA 2029 può diventare un grande processo partecipativo, coordinato dall’Amministrazione comunale, in cui però la Politica si ponga in ascolto, il cui compito è alimentare e strutturare il dialogo, mobilitando tutti gli attori istituzionali (Fondazione, Camera di commercio, Università, banche), economici (rappresentanze datoriali e dei lavoratori), sociali (associazioni, terzo settore, volontariato), culturali e civici (Associazioni e Comitati) – del territorio, con l’obiettivo principale di studiare insieme i fenomeni urbani, comprenderli, produrre e condividere analisi, elaborare visioni, decidere le direttrici dello sviluppo e predisporre progetti, in grado di intervenire in modo coerente sui luoghi strategici, mettere a punto nuove metodologie programmatiche e trasferirle nel sistema degli enti pubblici.

Il Piano Strategico può dunque essere una sfida a dialogare per la nostra comunità intera, un non luogo aperto, un laboratorio permanente in cui confrontarsi per costruire insieme la visione della città del futuro, vivendo meglio e in modo più consapevole il presente, e al contempo ridefinire l’identità del territorio tra le dinamiche locali e i processi di globalizzazione che caratterizzano le nuove sfide tecnologiche e di innovazione della nostra epoca.

Il mio è un invito esplicito al Sindaco Enzo Lattuca ad affrontare questo fondamentale atto amministrativo di definizione del PUG, dimostrando nei fatti la “discontinuità con il passato”, realizzando davvero il “Dialogo con la città”, definendo e strutturando un percorso partecipativo per redigere entro la prossima primavera il Piano Strategico VISION CESENA 2029.

Perché quando imbocchiamo la strada buia del futuro lo studio, la conoscenza, l’analisi e la condivisione della traiettoria da seguire, può essere il fattore determinante per vincere quella sfida… arricchendo allo stesso momento la città e le persone.

Per “costruire” a partire da oggi la Cesena del futuro, occorre una strategia condivisa di come i cesenati vedono Cesena inserita in un contesto di Area Vasta Romagna, in Emilia-Romagna, in Europa e nel mondo.

 

Modelli di Piano Strategico

Rimini https://www.riminiventure.it – presentazione Rimini 20239 video

Torino http://www.torinostrategica.it/

Bologna http://psm.bologna.it/

Pesaro  http://www.pianostrategico.comune.pesaro.pu.it/

Manchester https://www.greatermanchester-ca.gov.uk

Londra https://www.london.gov.uk/what-we-do/planning/london-plan

Barcellona https://pemb.cat/

Lione https://www.millenaire3.com

Reggio Emilia (5 città in una sola città) Assemblea Generale 2019 di Unindustria Reggio Emilia https://www.youtube.com/watch?time_continue=249&v=IH1AdKwTaoY

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Cosa non dovrebbe fare un consulente…

Un pastore stava pascolando il suo gregge di pecore, in un pascolo decisamente lontano e isolato quando all’improvviso vede avvicinarsi una BMW nuova fiammante che avanza lasciandosi dietro una nuvola di polvere. Il guidatore, un giovane in un elegante abito di Versace, scarpe Gucci, occhiali Ray Ban e cravatta Yves Saint Laurent rallenta, si sporge dal finestrino dell’auto e dice al pastore: “Se ti dico esattamente quante pecore hai nel tuo gregge, me ne regali una?”

Il pastore guarda l’uomo, evidentemente uno yuppie, poi si volta verso il suo gregge e risponde con calma: “Certo, perché no?”

A questo punto lo yuppie posteggia l’auto, tira fuori il suo computer portatile della Dell e lo collega al suo cellulare della A T&T. Si collega a internet, naviga in una pagina della NASA, seleziona un sistema di navigazione satellitare GPS per avere un’esatta posizione di dove si trova e invia questi dati a un altro satellite NASA che scansiona l’area e ne fa una foto in risoluzione ultradefinita. Apre quindi un programma di foto digitale della Adobe Photoshop ed esporta l’immagine a un laboratorio di Amburgo in Germania che dopo pochi secondi gli spedisce un e-mail sul suo palmare Palm Pilot confermando che l’immagine è stata elaborata e i dati sono stati completamente memorizzati. Tramite una connessione ODBC accede a un database MS-SQL e su un foglio di lavoro Excel con centinaia di formule complesse carica tutti i dati tramite e-mail con il suo Blackberry. Dopo pochi minuti riceve una risposta e alla fine stampa una relazione completa di 150 pagine, a colori, sulla sua nuovissima stampante HP LaserJet iper-tecnologica e miniaturizzata, e rivolgendosi al pastore esclama:

“Tu possiedi esattamente 1586 pecore”.

“Esatto. Bene, immagino che puoi prenderti la tua pecora a questo punto” dice il pastore e guarda giovane scegliere un animale che si appresta poi a mettere nel baule dell’auto.

Il pastore quindi aggiunge: “Hei, se indovino che mestiere fai, mi restituisci la pecora?”. Lo yuppie ci pensa su un attimo e dice: “Okay, perché no?”

“Sei un consulente” dice il pastore.

“Caspita, è vero – dice il giovane – come hai fatto a indovinare?”

“Beh non c’è molto da indovinare, mi pare piuttosto evidente – dice il pastore – sei comparso senza che nessuno ti cercasse, vuoi essere pagato per una risposta che io già conosco, a una domanda che nessuno ti ha fatto e non capisci un cavolo del mio lavoro. Ora restituiscimi il cane!”

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Chiudo col passato e, finalmente, provo a riscrivere il mio futuro

Dopo 11 anni di pendolarismo tra Cesena e Bologna, si chiude il mio rapporto di lavoro con Unioncamere Emilia-Romagna, finalmente.
Si chiude una pagina importante e lunga della mia vita, in cui ho imparato tanto, acquisito competenze, aperto relazioni professionali importanti, e soprattutto ho avuto la fortuna di ritrovare un’amica e collega speciale.
Anni di sacrifici, sudore e stress che però ho riversato con piacere nei miei progetti di lavoro. Purtroppo, da alcuni anni avevo perso di vista l’obiettivo, ed era il momento di cambiare aria.


Come sempre accade, da una parte sono triste, perchè non rivedrò tutti i giorni colleghi che stimo e con i quali era davvero un piacere lavorare, confrontarsi e scherzare.
Con altri, invece, non vedevo l’ora di interrompere ogni rapporto, perchè non sopportavo più i colleghi che odiano il proprio lavoro e scaricano le frustrazioni in ufficio.

A tutti però vorrei dire “grazie“, perchè tutti mi hanno insegnato qualcosa, trasmesso valori e passioni (in senso positivo e negativo). A tutti chiedo ugualmente “scusa“, perchè immagino che lavorare con me non sia stato proprio semplice… Io, però, ho dato il massimo. Ho cercato sempre di fare di più e meglio. In molte occasioni ci sono riuscito, in altre forse non proprio (ma non tutte le ciambelle…). Un abbraccio prima di tutti lo rivolgo a Laura. Sei una persona unica e un’amica speciale. Ribadisco: aver portato il tuo CV è stata lo cosa più preziosa che ho fatto per il sistema camerale. Un saluto affettuoso anche a Valentina, Guido, Mary, Francesco e Matteo e tutti i colleghi con i quali ho collaborato di più negli ultimi anni.
Un ringraziamento sentito ad Ugo (dovunque tu sia) ci hai lasciato troppo in fretta e il vuoto della tua perdita non si è ancora colmato in me. Un saluto affettuoso agli amici pendolari del Comitato pendolari di Romagna RoMBO, che mi hanno fatto compagnia in tutti questi anni. Un grazie ai colleghi delle Camere di commercio. Dipendenti pubblici che vivono con dedizione e spirito di servizio la realtà delle imprese, e spesso sono stati bistrattati per compiti ingrati che cercano di svolgere al meglio possibile. Tenete duro! Un ringraziamento anche a tutti i colleghi della Regione Emilia-Romagna, delle CCIE, di Simpler e della rete EEN e del Gruppo REACH, delle Associazioni di categoria, fino ai dipendenti del bar della CAMST che hanno riempito le mie giornate bolognesi e in giro per il mondo.

Finalmente, perchè dopo 11 anni di lavoro fuori-sede, ho fatto una scelta di vita familiare (con 2 splendidi figli piccoli, lavorando a Bologna non riuscirei ad aiutare Giorgia nella gestione familiare), di logica (4 ore di viaggio quotidiane, nervoso, disagi, freddo, caldo, umanità… viaggiare coi mezzi pubblici è troppo faticoso e dopo tanto tempo era diventato intollerabile. Ma soprattutto togliere così tanto tempo ai propri figli è atroce), ma soprattutto di vita professionale (dopo tanti anni non stavo imparando più nulla, gli stimoli quasi azzerati, e le condizioni in rapido peggioramento).

Finalmente, perchè è stata una scelta personale  travagliata, che è maturata da almeno 1 anno, ed ora non vedo l’ora di riscrivere il mio futuro professionale. Lascio il certo per l’incerto, ma a 39 anni mi sembra di avere sufficienti competenze per camminare da solo, e ancora tante energie per imparare.

Finalmente, perchè riesco a dar retta alla persona fantastica che vive accanto a me, che da anni “mi lavora ai fianchi”, facendo crescere in me autostima, fiducia e visione necessaria per immaginare e progettare un importante cambiamento. Senza il tuo supporto, la paura del cambiamento, mi avrebbe paralizzato. Grazie a te, affronto il futuro con speranza e fiducia. Ti lovvo tantissimo. Giorgia!

Finalmente, perchè in questi ultimi anni ho incontrato persone di talento e positive, con le quali non vedo l’ora di iniziare a collaborare. E “quando i treni passano, bisogna prenderli al volo”.

Finalmente, perchè lavorare senza credere in ciò che si fa, è frustrante e inutile. Nessun venditore riesce a vendere un prodotto che non acquisterebbe per sè stesso. Allo stesso modo…

Finalmente, perchè ripensare il proprio futuro ha il buon sapore della sfida, della libertà, della crescita individuale, dell’orizzonte inesplorato.

Ho ricominciato a sorridere, tutti i giorni, anche in ufficio. E questa è tanta roba!

Buona vita a me…

 

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Dal 2019 servirà un Sindaco d’Area Vasta (finalmente)

Questo articolo non sarà il classico spottone per sponsorizzare la creazione della Provincia Unica della Romagna. Perché siamo stati tra i primi, sin dal 2012-13 insieme a Luigi Di Placido e l’allora Sindaco Roberto Balzani, ad auspicare un rafforzamento dei vari percorsi di integrazione delle politiche di Area Vasta e della gestione dei servizi pubblici che Enti Locali e Istituzioni potrebbero realizzare, con un orizzonte di ambito perlomeno romagnolo.

La portata delle esigenze di governo del territorio, unite all’urgenza di razionalizzare la spesa pubblica, con l’obiettivo di continuare riuscire a garantire servizi pubblici di alto livello ed omogenei, spingono sempre più i territori a condividere progetti, programmazione e realizzazione di servizi e opere pubbliche.

Quindi nessuna novità rilevante sull’obiettivo e le (sacrosante) ragioni che dovrebbero spingere la classe politica romagnola (prevalentemente del Partito Democratico) a realizzare questo percorso.

Però, la novità è che, dal 2012-13 è cambiato profondamente il contesto.

Il tempo dell’emergenza democratica, con la corsa all’eliminazione delle Province, avviata dal Governo Monti, è superato, senza però aver eliminato davvero gli Enti provinciali.

La crisi economica è finita e il Paese ha ricominciato a crescere stabilmente.

Il contesto politico è anch’esso cambiato radicalmente. Con la sconfitta (nefasta) del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, in Italia si può considerare definitivamente archiviata (e per lunghi anni) la stagione (incompiuta) delle riforme istituzionali.

Inoltre, con la bocciatura del Porcellum e Italicum, la Corte Costituzionale ha riportato indietro le lancette della politica di vent’anni, imponendo sostanzialmente il ritorno a un sistema elettorale di tipo proporzionale. Questo sconvolgimento delle dinamiche politiche sta dispiegando le sue prime conseguenze, nel riaffiorarsi di una frammentazione che premia l’identità dei singoli partiti, a discapito dell’unità delle coalizioni attorno ad un progetto e un programma di governo.

Tutte queste novità, sostanziali, rendono più che mai immediata e necessaria la scelta di dare corpo e gambe a nuove politiche di Area Vasta. Rendono più che mai attuale l’esigenza di creare la Provincia Unica della Romagna.

Oramai si può affermare che gran parte della classe politica, e dei cittadini anche, abbiano compreso la necessità di spingere le politiche di Area Vasta, partendo dalla fusione di una selva oscura di società partecipate dei Comuni, in nuovi soggetti con ambito almeno sovra provinciale.

Le Associazioni di categoria, i Sindacati, le Cooperative e tanti altri Enti intermedi hanno seguito questo percorso con una convinzione, di molto superiore alla politica.

Non solo. Sono in continuo aumento i referendum promossi da comitati di cittadini per approvare la fusione dei piccoli Comuni, perché è il modo per garantire la continuità e la qualità dei servizi locali in zone periferiche e lontani dalle città più grandi, ma anche il modo per alcuni territori decentrati (soprattutto della collina e montagna) per “contare di più” nei tavoli che contano, nelle negoziazione di suddivisione degli investimenti decisi dalla Regione.

Ma, allora, cosa manca?

Manca ancora il contesto. La governance. Il tavolo permanente di confronto. Chiaro. Definito.

Lo schema di regole e rappresentanze, per avviare la negoziazione e la programmazione in ambito romagnolo.

Per un decennio si è parlato vanamente di Aree Vaste “funzionali”, cioè ambiti di programmazione delle politiche settoriali, che avrebbero potuto essere più piccole o più ampie a seconda della rilevanza della materia o della dimensione del coinvolgimento dei territori. L’ambito per la gestione integrata di politiche di welfare, potrebbero ad esempio essere semplicemente sovra comunali. Mentre la gestione di politiche integrate per lo sviluppo e gestione del sistema fieristico, aeroportuale, turistico, culturale, universitario, al contrario, avrebbero necessitato da anni di un tavolo di ambito almeno regionale o di macroregione.

In un mondo ideale, la politica e la rappresentanza dovrebbero modellarsi alla dimensione delle tematiche e delle sfide, ma purtroppo nel nostro mondo reale, nell’Italia della frammentazione e del campanilismo, la sostanza richiede che la rappresentanza politica, per essere efficace, deve poter contare su regole e soggetti che partecipano in modo strutturato alla governance di un territorio con confini definiti.

Questo ambito è acclarato, non può più essere assolutamente comunale (anche se i Comuni rimangono l’Istituzione più funzionante e vicina ai cittadini). Non può essere nemmeno solo provinciale, perché le Province sono “quasi” sparite e sono state superate dalla nuova dimensione dei soggetti intermedi. Ma forse non è sufficientemente governabile dal livello regionale (soprattutto perché la governance e la credibilità politica delle Regioni è assai criticabile e compromessa).

In conclusione, la decisione di creare la Provincia Unica della Romagna, è matura. Nei tempi e nei modi.

Infatti, il PD tanto a livello locale (con l’iniziativa del Sindaco Lucchi) quanto a livello regionale (con i consiglieri regionali e in testa l’Assessore Emma Petitti) hanno patrocinato la ripresa di questo percorso di integrazione.

Tuttavia, c’è un però. Non bastano le idee. Ora servono politici che diano gambe e ci mettano la faccia.

Nel nostro piccolo, l’Amministrazione comunale negli ultimi anni, si è spesso mostrata titubante verso scelte di integrazione di Area Vasta. Anzi, a tratti si potrebbe dire che le scelte sono state anche “opportunistiche”. Quando faceva comodo e si poteva svolgere un ruolo da protagonista si spingeva l’acceleratore. Al contrario, quando si poteva ambire al solo ruolo di comprimario (con investimenti impegnativi e scarsa visibilità), ci si è richiusi in un assurdo isolazionismo tra Palazzo Albornoz e il riparo dell’Unione dei Comuni della Valle Savio.

La mia speranza è che sin dalla campagna elettorale per le Comunali del 2019, anche a Cesena, i candidati Sindaci abbiano la forza ideale e soprattutto le idee per confrontarsi e immaginare nuovi e grandi progetti di Area Vasta, per candidarsi anche a svolgere quel ruolo di città capo comprensorio a cui Cesena può e deve ambire, all’interno della futura Provincia Unica di Romagna.

Paolo Montesi
Liberaldemocratici per Cesena

Articolo pubblicato sulla rivista ENERGIE NUOVE

 

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Fare l’uomo ha ancora senso?

Mi rivolgo principalmente ai miei amici maschi: nell’era della parità di genere ha ancora senso “fare l’uomo“?

Me lo chiedo, soprattutto perché, credo sinceramente che si debba continuare a lottare per una parità della condizione sociale ed economica tra uomo e donna.

Inoltre, ho la fortuna di vivere con una donna moooolto forte, che rivendica in ogni occasione il diritto alla parità dei sessi. 

Giorgia non sopporta che mi capiti di scherzare o “assegnare”, a lei o alle donne in genere, alcune mansioni o ruoli. Non vi so descrivere i suoi occhi di indignazione che mi fissano, ma sono terrificanti!

Riconosco che alcuni miei retaggi culturali, o banalmente l’esempio della gestione familiare che c’è in casa dei miei genitori (mia mamma fa tutto… da sola), mi portano a volte a pensare ad una suddivisione dei ruoli vecchia: nelle faccende domestiche, nelle attività professionali, nella posizione sociale: “è un lavoro da donna…”, “tocca all’uomo…”. Sono consapevole che sia un’impostazione retrograda. Ma l’educazione e le convinzioni sociali pesano, soprattutto quando il cervello è a riposo. La cosa inammissibile è però che questa eredità culturale mi porta, ahimè, a sottovalutare episodi o situazioni in cui le disparità di genere sono ancora palesi e ingiustificabili: al lavoro, in politica, tra gli amici. 

È quindi giusto continuare a lottare per le pari opportunità dei sessi, perché donna e uomo abbiano le stesse condizioni di accesso, abbiano diritto a una equa retribuzione del lavoro, siano equamente rappresentati nelle Istituzioni, ecc… 

Altresì, è giusto (soprattutto in una società machista come la nostra), spingere  nelle scuole all’educazione di genere,  vale a dire l’educazione alla differenza e al rispetto dei due generi, o se preferite sessi. In soldoni: educare alle differenze fra uomini e donne e al rispetto reciproco delle peculiarità. Niente a che vedere con la scelta di orientamento sessuale dei ragazzi (non si parla di teorie gender).

È infine giusto impegnarsi contro le discriminazioni di genere e per l’approvazione di una legge contro l’omofobia.

Mi sono posto la stessa domanda anche per quanto riguarda l’educazione dei miei figli: “fare l’uomo” che significa? Non significa scaricare gli oneri alla madre, ma semplicemente avere un ruolo diverso da quello della madre, ma sempre presente accanto alla madre. Punto.

“Fare l’uomo” nel 2017 per me è accettabile solo quando intendiamo, pagare il conto a cena, aprire la portiera, togliersi la giacca e cederla se ha freddo, portare una valigia o fare un lavoretto in casa in cui ci siano pesi da spostare. Per me “fare l’uomo” significa solo un gesto di cortesia, un gesto da galateo.

Per il resto, “fare l’uomo” significa rispettare le donne, sempre e comunque. Educare alla differenza e al rispetto di genere, e al rispetto reciproco delle peculiarità. 

Significa “eliminare stereotipi, pregiudizi, costumi, tradizioni e altre pratiche socio-culturali fondati sulla differenziazione delle persone in base al sesso di appartenenza e sopprimere gli ostacoli che limitano di fatto la complementarità tra i sessi nella società” (principi previsti nella nostra Costituzione).

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CIAO DENIS 

Sono sempre stato un malato di politica, forse perché sono cresciuto dentro una sezione del PRI e mio padre ha iniziato a farmi frequentare la Rimbomba sin da piccolo. 
Posso dire di essere stato fortunato perché nel mio percorso di formazione politica ho avuto la fortuna di incontrare tante persone di valore, ma pochi “politici di razza”. 

Denis Ugolini era uno di questi.

Grandissimo oratore, dotato di intelligenza politica sopraffina, un fine stratega e laico a tutto tondo. È stato per decenni l’animatore del dibattito politico cesenate, altrimenti inesistente.

Era un uomo di networking (si direbbe oggi), che arricchiva le relazioni di valore e opportunità. 

Fare politica insieme a Denis è stata una esperienza formativa, stimolante e al tempo stesso difficile da sostenere. 

Per sostenere un dialogo con Denis dovevi essere capace di elevare il livello del ragionamento, saper guardare in prospettiva e non alla sola contingenza. Dovevi essere disposto a farti bastonare pubblicamente in caso di disaccordo, ma al tempo stesso potevi sempre contare sui suoi preziosi consigli. 

Spesso quando non c’era, ci capitava di chiederci: “Denis cosa ne pensa?“. Perché come ogni figura di riferimento, si attendeva con ansia la sua versione per capire se si stava procedendo nella giusta direzione, e per comprendere tutte le sfumature politiche che noi normali non sapevamo leggere tra le righe. 

Sovente terminava le sue lunghe arringhe dicendo: “la politica è una roba seria“, con ciò smontando le argomentazioni di chi lo precedeva, ed elevando la Politica ad un’attività nobile, che si addice in realtà solo a quei pochi interlocutori che sono in grado di “unire i puntini” attraverso un fine ragionamento, che sappiano costruire ponti, alleanze, giochi di sponda. 

Denis aveva un’innata capacità di leadership. Aveva Carisma. Attirava a sé le persone, e sapeva ogni volta trascinare e coinvolgere tanti amici nelle sue molteplici iniziative.  

Ma, non potevi nemmeno non amare quella sua capacità di farti sentire inferiore. Uno snobismo elegante e goliardico, che si fondava sulla sua grande personalità e un bagaglio pesante di valori e cultura. 

Sapevo benissimo che quando nella sua premessa diceva “ha ragione l’amico Montesi…” stava per abbattersi su di me una tempesta di critiche! 

Era però sempre pronto ad invitarti a tavola o a bere qualcosa, perché con lui c’era sempre un buon motivo per protrarre le serate o le trasferte a Roma in un buon ristorante per chiacchierare di politica. 

Amava trasmettere ai più giovani la sua passione politica, ma non perdeva tempo coi perditempo.

Ho imparato tanto da lui: quando è meglio tacere e quando è il momento migliore di prendere parola, quando è opportuno stare in prima fila e quando invece è ora di fare un passo indietro. Quando e come entrare nell’arena, ma sapendo che nell’arena in un modo o nell’altro ci si deve sempre stare. In politica non ci si improvvisa e non si costruisce un progetto importante dall’oggi al domani. Bisogna lavorare per tempo, tessere relazioni e costruire un gruppo coeso e capace . 

Lo abbiamo seguito con convinzione in tante battaglie politiche, non tutte fortunate, ma in ogni progetto od iniziativa Denis sapeva indicare un obiettivo strategico o pedagogico a vantaggio del partito, dell’Associazione o della collettività.

Ho tanti ricordi, che in questo giorno triste affollano la mente.

Ad inizio anno fa mi ricevette in studio. Sapevo già della malattia con cui stava combattendo. 

Mi diede preziosi consigli su quali persone contattare per attivare una ricerca di lavoro e ragionare su possibili collaborazioni professionali. 

Esaurita questa “incombenza” abbiamo discusso per ore di politica nazionale e locale. Le miserrime sorti del PRI. Il PD cesenate eterno incompiuto. La crisi della CRC, il rammarico per il mancato coraggio degli imprenditori e delle Associazioni di scendere nell’agone politico. Infine mi suggerì di leggere due saggi e mi chiese di scrivere un articolo per Energie Nuove. 

Al ritorno a casa, gli mandai un SMS per ringraziarlo del sostegno e del suo tempo. Lui rispose “Quando vuoi“.

Mi mancherai. 

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Alcune cose che so davvero…

  1. Dormire col figlio nel lettone di notte… #NoBuono. Né per i genitori, nè per i figli. Sì, qualche volta è piacevole sentire quella dolce presenza nel lettone, ma la felicità dura pochi secondi… ricordo solo la guerra per il cuscino, il suo dolce ginocchio piantato nella schiena, e che alle 7.00 in punto ha cominciato ad urlare “Baaabbbboooo… voglio andare giù”. Ryan sta benissimo nel suo letto (ha 1 piazza e 1/2 ed è alto 88 cm…. in verità sta come un pascià). Anche quando fa i capricci, meglio investire un po’ di tempo per farlo dormire nel suo letto.
    Io e la mamma, invece, stiamo benissimo nel nostro matrimoniale, DA SOLI.
    Buona notte a tutti… ognuno nella propria stanza!
  2. Urlare non serve a nulla. Anche quando i capricci di Ryan mi fanno perdere completamente il senno, e l’ho appena ritrovato nel bagno allagato, con il salotto cosparso di Didò, muri e schermo della TV colorati coi pastelli, il divano integralmente sputacchiato e macchiato… URLARGLI ADDOSSO NON SERVE A NULLA. Abbiamo notato in questi mesi che se io e la mamma lo sgridiamo urlando, la SUA reazione è sempre violenta, in due modi opposti e simili: 1) risponde urlando, si agita (calci, pugni, lancio olimpionico di oggetti contundenti) e tempo 3 minuti torna a sfidarci per vendicarsi della sgridata violenta. Il messaggio imperativo NON FARE… per lui è incomprensibile; 2) si sente umiliato, offeso, aggredito e scoppia in lacrime… e tempo 3 minuti torna a sfidarci per vendicarsi della sgridata violenta.
    Ho appena comprato il libro che si chiama proprio URLARE NON SERVE A NULLA, magari l’autore ci aiuterà a capire come insegnare le regole senza strapparci le corde vocali.
  3. KEEP CALM… e corri dal pediatra. Nostro figlio per fortuna ha sempre goduto di buona salute, tranne qualche episodio di dermatiti e sfogazioni urticanti, risolte in breve con gli antistaminici. Purtroppo, da 6 giorni abbiamo un bimbo “a pois“. Pare che Ryan sia stato colpito da una forma di “dermatite urticante girata”, estesa a tutto il corpo (macchie rosse in rilievo, che ricoprono pancia, schiena, gambe, braccia e anche su orecchie, mani e piedi). Abbiamo scongiurato streptococco e altre infezioni gravi. Continuiamo a somministrare antistaminico e cortisone, ma le macchie non se ne vanno 🙁    Non sappiamo ancora cosa stia scatenando la sfogazione, per cui la preoccupazione sale…
    Tra la guardia medica e il Pronto soccorso che a Cesena sono totalmente insoddisfacenti per qualità e tempistica dell’assistenza, l’unica cosa che ci tranquillizza sono le rassicurazioni della pediatra Mariangela Labruzzo (in sostituzione di Antonio Belluzzi). E’ continuamente presente (ha richiamato la mamma appena ricevuti l’esito degli esami) e disponibile (ci ha perfino consegnato a casa le ricette). Il pediatra è proprio un grande alleato dei genitori.

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#ITALICUM , io voterei Sì

La legge elettorale s’ha da fare.

Gli italiani attendono da 10 anni di riformare il Porcellum. Ogni Governo dal 2008 ha dichiarato che era prioritario riformarla. 
La Consulta nel 2014 l’ha dichiarata incostituzionale e ora Paese è senza legge elettorale. È urgente e fondamentale per il sistema politico riformarla ORA. Renzi non deve cedere al ricatto della minoranza PD, dopo aver investito tante energie per condividere anche con Berlusconi le riforme costituzionali. 
S’ha da fare. Ora, o meglio che cada il Governo e si vada al voto. In ballo c’è la tenuta del fragile sistema Renzi.
Per il PD è anche un’occasione storica, perché l’Italicum, applicato ad un sistema tripolare, polarizzato e frammentato, si aggiudicherebbe un vantaggio di posizione fenomenale e salvo suicidi (a cui il PD di Bersani ci aveva abituato) può governare per i prossimi 15 anni, salvo che la destra non sappia riorganizzarsi e ripensarsi.
S’ha da fare. Ora, o meglio che cada il Governo e si vada al voto.
L’Italicum fa schifo. Assegna il Governo ad una minoranza qualificata o peggio (al ballottaggio), roba che nemmeno la
Legge Truffa faceva. Al contempo la soglia di accesso al 3% mantiene un sistema frammentato. Uccide il centro (da sempre la parte migliore del Paese) e lo incentiva a mischiarsi coi poli. Non assicura la governabilità, ma la vittoria di una lista. Che è diverso. Non introduce le preferenze, fatto che fa ridere se pensate alle passate battaglie di PD e NCD. Ma non esiste una legge elettorale perfetta (altrimenti tutti i Paesi avrebbero la stessa), esistono buone regole che favoriscono la tenuta democratica del sistema e lasciano aperte le porte all’alternanza. Io avrei preferito una scelta più radicale: o proporzionale (alla tedesca) o doppio turno alla francese. Ma l’Italia non è da tempo il mondo dei sogni. Ci dovremo accontentare della speranza che Matteo Renzi riesca a smuovere le acque, risultato dove Prodi, Monti e Letta hanno fallito.
S’ha da fare. Ora, o meglio che cada il Governo e si vada al voto col Consultellum.

  

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Sarò un #unbuonpapà ?

Ecco cosa ho imparato (molto modestamente e sbattendo parecchie volte il muso) nei primi due anni da papà del mio piccolo Re (Ryan):

– Keep Calm and ASILO NIDO (noi adoriamo le regole e l’affetto che le dade e la psico-pedagogista dell’asilo nido “Be Baby stanno dando al nostro bimbo). I bambini che crescono “in comunità” sono più autonomi, precoci e sanno socializzare meglio;

parlate tanto con gli altri genitori e coi vostri genitori. All’inizio si hanno tante piccole gigantesche paure… Parlando con altri genitori tutto viene ridimensionato, e le nostre assurde paranoie sembrano davvero più comuni del previsto;

– non fate gli eroi: nel momento del bisogno, prima di crollare sotto stanchezza, litigi e nevrosi, alzate la mano: fuori ci sono tante più persone, disposte ad aiutarci, di quelle che crediamo;

– l’amore per i figli è diverso, inimmaginabile e totalizzante: alcuni si innamorano a primavista dei figli… non tutti. Alcuni neo-genitori hanno bisogno di più tempo. Così come ogni bambino ha i propri tempi, altrettanto credo che ogni genitore abbia i propri tempi per maturare un rapporto coi figli;

– fate tante foto e video: i primi anni volano senza che ve ne siate accorti, e i bimbi si trasformano di giorno in giorno. Ogni istantanea vi aiuterà a ricordare tutte le emozioni (scrivere un diario sarebbe il massimo, ma chi ha tempo?);

– i figli sani sono perfetti: i figli con problemi di salute probabilmente lo sono ancora di più…;

– il tempo da trascorrere coi figli, si conta. È una balla quella che conterebbe solo la qualità del tempo (“ci sto poco, ma mi dedico appieno…”);

– frequentate il “corso di disostruzione vie aeree pediatriche” e quando mangia siate sempre presenti (al bando monete, pile, noccioline e stracciate le fibre della carne); 

– il pediatra è lì per aiutarci nella malattia e ascoltare tutte le nostre domande, ma ricordate… Siamo noi genitori quelli che conosciamo meglio di tutti i nostri figli;

– i bambini hanno estremo bisogno di routine, abitudini, regole e orari. Tutti i sacrifici dei genitori, dade e nonni per dare regole certe ai bambini saranno ripagate. È dura, programmare queste piccole belve, tutte le sere con la stessa routine (giochi, bagnetto, pigiama, latte e buonanotte), ma alla lunga funziona. Se la notte si dorme siete a cavallo;

– non cedete il lettone… Nemmeno se fa più piacere ai genitori, che ai figli. Ognuno deve dormire e riposare nel proprio letto. Più di qualche notte insonne per rispettare questo caposaldo, è un investimento per la salute di tutta  la Famiglia (facile a dirsi, ma i pianti di notte sono davvero insopportabili… e ci vuole fortuna e costanza);

– i bambini nascono senza vizi (specialmente riferiti al sonno, stare in braccio, rapporto col cibo). Siamo noi genitori a dare vizi ai bambini. Noi cerchiamo di chiarire sempre a Ryan cosa non si può fare. Se noi codifichiamo un comportamento corretto e manteniamo ferma la direzione, lui continua senza problemi. 

– il miglior alleato del babbo? La mamma (mai contraddirsi a vicenda… Quelle piccole canaglie sono sempre pronte ad estorcere una concessione negata dall’altro genitore);

– dialogare, dialogare e ancora dialogare con la mamma. Affrontare ogni passaggio insieme è fondamentale: rafforzerete la coppia e vi rassicurerete su ciò che capiterà al bambino;

spiegare, rispiegare e spiegare ancora, sempre con calma (…anche alla centesima volta) cosa NON si può fare. Alzare la voce e strillare innervosisce inutilmente il bambino. “Perché no”, NON funziona. Meglio offrire un’alternativa percorribile al bimbo;

– tenere a freno le mani, anche quando prudono fortissimo: il rispetto si conquista solo con l’autorità, non con la forza;

– i capricci son solo capricci, e si capisce. Anche se costa tanta fatica, il modo migliore per farli smettere di piangere è ignorarli;

– nel confronto/dialogo occorre sempre “alzarsi” al livello del bambino, fisicamente (meglio inginocchiarsi e guardarli dritti negl’occhi) e lessicalmente (parole semplici e ben scandite);

– non assillate i bambini con l’ansia del cibo. Forzare la pappa, spesso sortisce l’effetto contrario (noi siamo stati molto fortunati… Ryan ha un grande appetito). Quando c’è la pappa NON si gioca e si sta a tavola (per capire basta trascorre un giorno all’asilo nido);

– i figli non sono tutto: esistete anche come coppia e come individui. Prendersi degli spazi di autonomia dai figli fa bene a tutti: genitori e figli; 

– fate il tifo per vostro figlio e festeggiate rumorosamente le loro piccole conquiste. L‘autostima è importante;

ballate, cantate, leggete le fiabe e andate in libreria coi bimbi. Se pensate di non esserne capaci, tranquilli. Voi siate solo disponibili e loro vi guideranno;

– la Tata Lucia (quella della TV) ha quasi sempre ragione;

– tenere a debita distanza gli esterni: nonni, zie e amici sono fondamentali e importantissimi per la crescita del bimbo, ma  le decisioni sull’educazione vanno prese dai genitori, e vanno difese dalle interferenze di tutti (meglio sbagliare qualcosa e crescere);

– il ciuccio è essenzialmente un tappo. Dio benedica il suo inventore;

baci e abbracci #nolimits: io bacio e abbraccio Ryan continuamente, e gli dico costantemente che il babbo e la mamma gli vogliono tanto tanto bene. Non so se lui si senta davvero amato, ma spero che tutto il nostro affetto gli faccia capire che nella buona e nella cattiva sorte, noi ci saremo sempre per lui.

Se sarò davvero #unbuonpapà, lo dovrò principalmente a Giorgia, che è un mamma formidabile e una compagna che sa tirare fuori il meglio di me.

#SperiamoCheLaProssimaSiaFemmina

 

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Momenti di gioia

 

In questa foto io e Ryan a passeggio per Trento. Infatti, nel weekend sono stato con la famiglia e dei carissimi amici a Brunico, per visitare le famose Blockhaus Rubner, importante produttore di case in legno.

Oltre alla nostra passione per il calore che solo il legno sa dare ad una casa, mi è sembrato davvero di entrare nel futuro, un futuro possibile. Apparentemente non ci sarebbe nessun risparmio all’acquisto di una casa in legno (paragonato alle case in muratura), ma mi hanno impressionato i dettagli, l’attenzione agli spazi, alla luce, al risparmio energetico. Davvero una visita interessante che vi consiglio.

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