Pericolo di infiltrazioni mafiose anche a Cesena. Alziamo la guardia!

“La mafia è come i pidocchi, cresce dove c’è lo sporco”.

Tutti noi romagnoli abbiamo conservato per decenni l’illusione che il nostro sistema economico fosse profondamente “sano”, amalgamato da un forte collante di “coesione sociale”, e innervato su un brulicare di associazionismo e volontariato, in sostanza immune ai pericoli di infiltrazioni mafiose.

Molti di noi sarebbero pronti a giurare ancora che il nostro tessuto imprenditoriale sia sostanzialmente estraneo a legami con le cosche mafiose, costituito com’è di tanti esempi di industriali e artigiani romagnoli che “si sono fatti da soli”, partendo dalla loro bottega o garage e che negl’anni hanno creato imperi produttivo-finanziari.

Beh… a dire il vero negli ultimi anni le indagini delle varie Procure antimafia e i numerosi episodi di cronaca locale, dicono il contrario.

Anche a Cesena é ora di svegliarsi e alzare la guardia.

Non tutti sanno che l’Emilia-Romagna (secondo i dati del Ministero degli Interni) é la prima regione del Centro-Nord per valore di beni immobili confiscati ai clan malavitosi.

È probabile che la crisi economica, invece che disincentivare il pericolo di infiltrazioni, abbia acuito la fame dei clan, che cercano nuove vie per riciclare il denaro sporco ed entrare in affari nelle nostre zone ancora altamente produttive: offrono liquidità alle imprese in difficoltà del territorio (che il sistema bancario non eroga più), crescono a dismisura i “poveracci” che cadono nella rete dell’usura e delle scommesse clandestine. Tanti sono gli imprenditori costretti a scendere in affari con i boss per sfruttare i costi di manodopera nettamente inferiori, ma frutto di evasione, sfruttamento, corruzione ed estorsione.

Ad un’analisi più attenta, magari con le lenti di un osservatore informato sulle dinamiche con cui usano muoversi le ’ndrine o le cosche mafiose, anche a Cesena si potrebbero leggere tanti piccoli episodi, che nell’insieme potrebbero disegnare un quadro preoccupante:

• incendi dolosi “appicciati” a capannoni, autovetture e sedi di partito ( scambiati per meri incidenti o episodi di violenza politica) che in realtà potrebbero essere sintomo di nuove minacce di estorsione o di intimidazione;
• episodi di criminalità, catalogabili anche come scontri per la difesa di zone per lo spaccio di droga in Riviera, che ha sempre avuto in Cesena un fulcro dello smercio;
• le violenze accadute in estate all’ippodromo di Cesena;
• arresti e condanne per maxi evasioni o riciclo di denaro sporco.

La speranza che i boss mandati al “confino” in Emilia-Romagna, una volta allontanati dalle loro regioni di mafia, potessero smettere di delinquere é miseramente fallita. Al contrario si é rivelato un efficacissimo modo per facilitare il trapianto del cancro mafioso anche nella nostra realtà, che probabilmente si sta mostrando molto più permeabile del previsto, proprio per l’impreparazione culturale a questi fenomeni. Non abbiamo gli anticorpi giusti. L’Emilia-Romagna “esente da mafia” non esiste più.

Le indagini più recenti che hanno lambito o interessato direttamente Cesena, provano che esistono anche qui aderenze tra imprenditori collegati alla malavita con il ceto politico locale.

Nel 2012 furono arrestati esponenti della famiglia Ionetti, indicati dagli inquirenti come “l’Amministratore giudiziario per conto della cosca Condello di Reggio Calabria”. Avevano affari nel settore dei trasporti per l’edilizia e la gestione dei rifiuti.

A fine 2014 viene rivelato un legame forte tra la Romagna e la galassia cooperativa al centro dello scandalo romano di “mafia capitale”. Tra gli arrestati ci sono anche alcuni componenti del cda di Formula Ambiente e il socio Salvatore Buzzi, presidente della “29 Giugno Servizi-Società Cooperativa e Lavoro”: tra le controllate della “29 Giugno” c’è infatti il “Consorzio Formula Ambiente”, partecipato, tra gli altri, da Formula Servizi (Forlì), Ciclat Trasporti (Ravenna), e Cils (Cesena). Buzzi, uomo chiave dell’inchiesta che aveva forti collegamenti con Forlì e Cesena, è accusato di numerosi episodi di corruzione e nella corposa ordinanza di custodia cautelare si raccontano svariate vicende di appalti truccati e di pubblici ufficiali corrotti. La coop di Buzzi ha tra le controllate il Consorzio Formula Ambiente. Questa con 80 milioni di fatturato e 650 dipendenti ha sede a Cesena e riunisce altre 23 coop, 20 delle quali a carattere sociale. Buzzi ne è stato il fondatore insieme a Formula Servizi di Forlì e fino al 2012 presidente, essendone socio al 49%”. La corruzione, sostiene l’accusa, era la via facile per arrivare ad acquisire posizioni dominanti e a drenare denaro pubblico che poi finiva in mille rivoli. Buzzi, braccio destro di Massimo Carminati (già banda della Magliana e “intoccabile perché avrebbe portato soldi a tutti” grazie ai legami con Finmeccanica) non era solo.

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Infine, a fine gennaio 2015, l’operazione antimafia denominata “AEmilia” che ha portato in carcere 117 persone collegate al clan del Grande Aracri di Cutro (altre 46 sono agli arresti domiciliari), che ha svelato una rete fittissima di infiltrazioni mafiose, molto pervasiva e che coinvolgeva imprenditori, tanti politici (esponenti del centro-destra), carabinieri, giudici, carabinieri, giornalisti, preti della nostra regione. Una mafia che anche in Emilia cercava di rendersi autonoma, controllando direttamente le imprese che da un lato evadevano il fisco e contemporaneamente vincevano appalti per la ricostruzione post-sisma, controllando l’informazione e influenzando le associazioni di contrasto alla mafia.

Ricordiamo che il Comune di Cesena ha tra i suoi fornitori principali “Formula Ambiente” (per appalti per la spazzatura delle strade e la cura del verde pubblico), quindi una riflessione profonda andrebbe sollevata in città e non ci si può accontentare del comunicato stampa di chiarimenti inviato dal Sindaco Lucchi.

Non é mia intenzione sollevare accuse mirate contro chicchessia o fare banale dietrologia per attaccare una parte politica (si sa che la mafia sta con il potere). Tutt’altro. Propongo un ragionamento più ampio, perché sono profondamente preoccupato che il nostro tessuto imprenditoriale, piegato da una drammatica crisi (di cui non si vede il becco di ripresa), possa ritrovarsi, tra qualche anno al centro di un sistema, in cui sono i boss a dettare le regole del gioco e non il mercato o la libera iniziativa.

Mi rivolgo agli attori principali del territorio (amministratori e esponenti politici, associazioni di categoria e culturali, banche e Fondazione) che nella crisi non hanno certo brillato per coesione e sono stati spesso incapaci di alleviare gli effetti della recessione, perché almeno in questa fase promuovano una seria riflessione su come debellare DA SUBITO il cancro della mafia.

Non auspico certo una caccia alle streghe, ma mi piacerebbe che per una volta si parlasse chiaro agli imprenditori e ai cittadini.

Lotta senza confini alla mafia anche a Cesena, soprattutto nei settori più esposti al pericolo: imprese dell’edilizia, società sportive e il settore del divertimento.

Questo significa pretendere massima trasparenza negli incarichi e negli appalti pubblici, maggiore controllo sulla spesa pubblica, “liste nere” di imprese in odor di mafia, rispetto certosino delle regole sul conflitto di interessi per amministratori e dipendenti pubblici, costituire subito uno “Sportello legalità” per imprese e cittadini, un ampio programma di iniziative per sostenere le Associazioni che promuovano iniziative per educare consumatori e giovani imprenditori al rispetto delle regole.

Cambiamo strada finchè siamo in tempo. Alziamo la guardia e facciamo vedere che a Cesena lavorare eticamente è la regola. Anzi, è l’unico modo che vogliamo utilizzare per “fare impresa”.

Debellare la mafia, significa salvaguardare le imprese sane, i lavoratori, dare un futuro e una speranza ai giovani, e pretendere comportamenti moralmente irreprensibili dai politici.

Teniamo lontano la mafia da Cesena: “la mafia è come i pidocchi, cresce dove c’è lo sporco“.

Paolo Montesi

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#TourSapienza

In queste ore tutti i politici accorrono a Tor Sapienza, sperando di dimostrare da una parte l’inefficienza della sicurezza dei poveri cittadini italiani, oppressi dall’immigrazione clandestina (Leghisti e M5S), e dall’altra parte, di dimostrare che l’integrazione è possibile e la comunità africana va doverosamente valorizzata (Boldrini, comunitari/pacifisti).
I politici che si fanno vivi oggi, spesso sono sciacalli e i residenti lo sanno.

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Tutto questo can-can ci fa perdere di vista il problema. L’integrazione in una società in crisi economica, senza incentivi all’ascesa sociale, diventa una gara impossibile, perché alla povertà si aggiunge il degrado, la delinquenza, la tensione sociale. In tutto questo, le Istituzioni (il Comune di Roma e il Ministero degli Interni) impoverite e amministrate male, abdicano al loro ruolo. Si fanno assenti.

Come ha scoperto l’amico Paolo Fusi, che è andato a capire cosa sta succedendo a Tor Sapienza, ci sono tutti gli ingredienti per una miscela esplosiva: italiani senza lavoro, tensione sociale e povertà; immigrati africani clandestini e rifugiati che cercano riparo nelle
istituzioni, ma l’integrazione è difficile; i Rom, che non intendono integrarsi, ma delinquono, fanno affari e spaventano liberamente i residenti; le Istituzioni assenti: la polizia non si arrischia, Il Comune incassa i soldi per ospitare Rom e africani, ma poi collassa difronte alla complessità dei problemi.

Insomma, il tentato stupro era solo una parte della spiegazione dei primi scontri anti-immigrati.

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La verità è che il processo di integrazione va governato, costa tanto, può essere una ricchezza per la società, ma soprattutto può rivelarsi una miscela esplosiva se lasciato a covare sotto la cenere.

Per evitare altre 100, 1000 Tor Sapienza, il Governo Renzi dovrebbe darsi una svegliata e fare davvero qualcosa di serio per uscire dalla crisi economica (è disarmante la continuità del tassa e spendi coi vari Governi Berlusconi).
Il sesto anno di crisi (tutte le statistiche per il prossimo futuro sono da piangere) rischia di essere finalmente quello della rivolta di piazza. Piazza violenta. Gli antagonisti finora hanno fallito, ma la violenza genera violenza.
#OcchioMatteo

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Adoro l’interventismo delle idee di Matteo Renzi. Sulla riforma elettorale, da proporzionalista convinto, ora vorrei una legge maggioritaria.

Ebbene sì, la scossa alla barbosa politica italiana è arrivata.

Mi ero rassegnato a morire nell’immobilismo e nei rinvii dell’inutile Governo Letta, mentre all’improvviso l’interventismo delle idee di Matteo Renzi sta scompaginando la melina di questa classe dirigente di ultra conservatori nostrani.

Anche se con due decenni di ritardo il centro sinistra italiano torna a dettare l’agenda politica, per iniziativa del neo-segretario PD, Matteo Renzi. Durante il ventennio berlusconiano (tranne alcune parentesi di Romano Prodi), la sinistra aveva delegato la funzione di proposta politica al sindacato di riferimento (CGIL e Fiom) e rincorso in ogni occasione gli annunci di riforme del centro-destra.
Più impegnato nel tempo a definire vanamente sé stesso, il PDS-DS-PD, ha eletto solo a fine 2013 il primo vero segretario democratico (e non post comunista) e la differenza con i suoi predecessori appare ora drammaticamente evidente.

L’aver annunciato prima un programma di riforme del mercato del lavoro (Job Act) – sul quale ha già ottenuto uno storico sì di Landini sul contratto unico per i neoassunti – e subito dopo aver proposto con una ENews (http://www.matteorenzi.it/enews-380-2-gennaio-2014/) e una chiara deadline (entro fine gennaio) la collaborazione per approvare in tempi rapidi la famigerata riforma del sistema elettorale, impone ora a tutti i partiti di prendere posizione su questa farsa della riforma elettorale, che va avanti da almeno 7 anni. Una farsa supportata da questa classe politica che ha portato milioni di voti a Beppe Grillo, togliendo ogni credibilità ai partiti, e permette anche al Governo Letta di sopravvivere inutilmente.

Renzi ha lanciato con coraggio e grande tempismo la sfida sui contenuti. Legge elettorale, eliminazione del bicameralismo perfetto e modifica del Titolo V.
Nello specifico non ha proposto un solo modello di riforma elettorale targato PD, sul quale come in passato, tutti si sarebbero potuti dire NON d’accordo e il dibattito sarebbe rimasto inconcludente ancora per mesi tanto in TV quanto in Parlamento. Renzi ha proposto una rosa di 3 modelli di legge elettorale ( quelli della legge elettorale spagnola; della legge Mattarella rivisitata; e del doppio turno di coalizione dei sindaci) e ha chiesto entro gennaio a tutti i partiti di dire se sono disponibili a fare insieme la riforma.
Prendere o lasciare. Non ci sono più alibi (recita il tweet di Renz). Chi vuole la riforma si esponga, chi non vuole collaborare si sottragga.

NCD, Scelta Civica e SEL si sono detti disponibili a discutere. Berlusconi ci sta, ma solo perché gli servono subito elezioni entro la primavera (magari prima del suo arresto).
M5S quando si fa politica si fa di nebbia, e vieta ai parlamentari di collaborare col PD e ha annunciato che interpellerà la “rete” entro febbraio (perché un mese dopo??? chiaro il giochino, no!). La Lega Nord ovviamente si sottrae… e forse si prepara ad invadere Bruxelles.

Renzi è stato chiaro. Il suo PD vuole una legge elettorale che sia maggioritaria, che garantisca la stabilità e l’alternanza, che eviti il rischio di nuove larghe intese.

Al di là della mia personale preferenza per il modello spagnolo tra i 3 proposti da Renzi, pur essendo un proporzionalista convinto, invoco la politica perché sia approvata finalmente una legge elettorale maggioritaria.
La motivazione è sommariamente semplice. I dati economici dimostrano che un sistema elettorale proporzionale, per quanto più giusto, equo e rappresentativo delle diverse istanze del corpo elettorale, conduce inevitabilmente ad un aumento della spesa pubblica. E siccome la spesa pubblica è il primo male dell’Italia, mi sono convinto che sia assolutamente prioritario passare ad una legge elettorale maggioritaria, che favorisca la concentrazione dei partiti e il formarsi delle coalizioni. Un primo risultato garantito sarebbe quello di favorire l’affermazione sicura di una coalizione minima vincente e si spera capace di fare le riforme strutturali, anche pestando qualche callo al 50% di italiani che vive di spesa pubblica al riparo dal mercato.

Questa politica del 2014 che comincia sulle idee e non sul gossip mi piace molto di più. Che la Terza Repubblica sia davvero alle porte? E lo spero davvero…

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Philomena: perchè non darò mai un’educazione cattolica a mio figlio

Alcune settimane fa ho visto il film Philomena (http://youtu.be/ZI3dvBVuyQU), e per lo sgomento della drammatica storia di questa madre alla quale fu strappato il proprio figlio dalle suore  del convento di Rosecrea, la prima cosa che mi sono ripetuto all’uscita del cinema è stata: “non darò mai un’educazione cattolica a mio figlio”.

La storia inizia in Irlanda, nel 1952. Philomena Lee, ancora adolescente, resta incinta. Cacciata dalla famiglia, viene mandata al convento di Roscrea. Per ripagare le religiose delle cure che le prestano prima e durante il parto, ed espiare il proprio peccato, Philomena lavora nella lavanderia del convento e può vedere suo figlio Anthony un’ora sola al giorno. A tre anni Anthony le viene rubato e dato in adozione a pagamento ad una coppia di americani. Per anni Philomena cercherà di ritrovarlo, ma invano per via del depistamento delle suore irlandesi. Cinquant’anni dopo incontra Martin Sixmith, un disincantato giornalista decisamente laico, e gli racconta la sua storia. Martin la convince allora ad accompagnarlo negli Stati Uniti per andare alla ricerca di Anthony.

Judie Dench è una straordinaria e disincantata protagonista. Interpretazione davvero strabiliante. Quello che più ha colpito un ateo come me, è la potenza della fede di questa donna credente, alla quale viene strappato e venduto il figlio, e dopo 50 anni di inganni e la tragica notizia, le prime parole che riesce a pronunciare di fronte alla suora che le ha ordito l’inganno sono: “io suora la perdono…” “essere perennemente arrabbiati deve essere estenuante”.

Un efficace affresco dei valori e dei disturbi della fede cattolica.

Da vedere.

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La mia dedica per il matrimonio di Marta e Gianluca

Mi è stato chiesto dagli sposi di pronunciare alcune parole per questa occasione, che per me è tanto insolita quanto speciale.
Come ben saprete, ciò che mi lega alla mia zia “Monnesi” non è solo un vincolo di sangue, ma è un legame di affetto sincero, che nasce anche da una sintonia sedimentata e cresciuta via via negli anni.

Lei è sempre stata presente nei momenti importanti della mia vita, ed oggi io sono lieto di avere un ruolo in questo suo momento speciale.

Per me si tratta della prima volta che sono chiamato a celebrare un matrimonio e mai mi sarei aspettato che coincidesse con quello della Marta. A dire il vero, se un anno fa non fossi diventato Consigliere comunale e il Real Lugo non avesse vinto la Champions, forse non saremmo qua… giusto Gianluca?

Ma di prime volte io e la mia Zia Monnesi ne abbiamo avute tante.

E’ con lei che per la prima volta ho viaggiato in tre a bordo di un CIAO della Piaggio, io in piedi sulla pedana, Chiara seduta nel porta pacchi e Marta a far da pilota, tutti rigorosamente senza casco.
E’ per lei che da bambino mi sono messo a tifare per il più grande giocatore di calcio di tutti i tempi, Diego Armando Maradona.
E’ accompagnando lei che ho visto il mio primo concerto musicale, seduti nel prato dello Stadio di Cesenatico ad ascoltare “quella sua maglietta fina…” di Claudio Baglioni.
E’ per un’idea della Marta che per la prima volta a 7 anni mi sono fatto crescere il codino… manco fossi Roberto Baggio.
E’ sempre per una sua idea che per la prima volta a 14 anni misi l’orecchino.
E’ con lei che per le prime volte a 8-10 anni sono uscivo di sera senza i miei genitori, e Marta mi portava a mangiare i crostini al Bistrò di Cesenatico.
E’ con lei che per la prima volta ho assaporato la potenza e la velocità del propulsore Turbo, peccato che la macchina che si trovava alle spalle della sua Golf grigia, scompariva in una scia nera di gasolio inquietante e pericolosamente inquinante.
E’ grazie a Marta che per la prima volta ho odiato profondamente un cantante: Zucchero Fornaciari, perché me lo faceva ascoltare ogni santo giorno per una estate intera nello stereo della Golf.
E’ insieme a lei che ho “appicciato” il mio primo incendio, quando dopo aver sgomberato insieme la capanna dietro casa dagli scampoli di stoffa nascosti dalla nonna, abbiamo avuto la brillante idea di bruciare tutti insieme i rifiuti, e per poco non demmo fuoco anche alle case dei vicini.
E’ con lei che per la prima volta sono rimasto in panne in autostrada… io le chiedevo “Marta, ma secondo te ci arriviamo a casa visto che la spia segna riserva?” e lei rispondeva con sicumera certezza “Ma sììììììì, la spia non ha mai funzionato bene”. Alla fine, manco a dirlo, rimanemmo bloccati in una piazzola dell’A14, senza gasolio.
È sempre in quella occasione, che partecipai al mio primo raggiro ai danni di un onesto benzinaio, al quale Marta promise spergiurando che avrebbe riportato la tanica del gasolio, che ci serviva per far ripartire la macchina ferma in autostrada…e invece la Monnesi appena risaliti in macchina, mi confessò che non ci aveva mai nemmeno pensato di restituirla quella tanica…
E’ con lei che ho preso il vizio della prima colazione al bar, quando per convincermi ad accompagnarla alla UIL di Gambettola, mi arruffianava con una colazione alla Palazeta.
E’ grazie anche a lei se ho imparato i segreti di guida e soprattutto dei parcheggio dei “Montesi”.
E’ con lei e con il parentado che per la prima volta abbiamo passato tante serate divertenti a chattare su ICQ, in cui noi si fingeva sempre di essere qualcun altro.
E’ grazie a lei e ai suoi sempre generosissimi regali in denaro, se mi sono potuto pagare tanti vizi sin da bambino: l’abbigliamento da paninaro, il primo kit di piatti e mixer da DJ, la prima montain bike, e tanto tanto altro ancora…
E’ per una idea della Marta che ho provato il primo “lavoro da garzone”, durante la stagione delle denunce dei redditi nel seminterrato della UIL di Cesena, quando mi piazzava dietro le stampanti ad aghi per sistemare e sbandellare i fogli.
Infine, è anche a lei, che proprio 11 mesi fa, per la prima volta le presentavo Ryan, in piedi nel corridoio dell’ospedale Bufalini in piena notte, proprio la prima volta che anche io lo prendevo in braccio.

Insomma… tante e tante, prime volte INSIEME, che testimoniano che MARTA è una zia speciale, una NUMERO UNO.

Ma la Marta per la prima volta mi ha trovato anche uno zio nuovo di pacca come Gianluca.

Anche con lui per la prima volta ho imparato ad apprezzare il subbuteo, anche se allo zio Gianluca piace più comprare le squadre su Internet che non tirare di ciccotti.

E’ con lui che ho imparato i segreti per fare un buon sito web, segreti prontamente utilizzati per il sito del Ronta Football Club e le magie del fotoritocco.

E’ con lui che ho debuttato in Champions League… quella degli amatori di calcio.

E’ per beccare Gianluca che fatto i primi appostamenti dietro la siepe, mentre passava a prendere furtivamente la Marta a casa. Peccato che vedessimo sempre e solo la pelata dal vetro della sua Multipla blu.

Insomma una copia di numeri UNO.

Mi auguro davvero che anche Ryan sia tanto fortunato, ad avere una o più zie, come io ho avuto Marta, che è stata protagonista in tante prime volte della mia vita.

Chiudo questa mia dedica come tradizione, leggendovi alcune frasi di un celebre autore, augurando agli sposi MARTA e LUCA che queste parole possano essere di ispirazione come lo sono per me e siano di buon auspicio per il loro matrimonio laico e civile.

LA FAMIGLIA È LA PATRIA DEL CUORE. Vi è un Angelo nella Famiglia che rende il compimento dei doveri meno arido, i dolori meno amari. Le sole gioie pure e non miste di tristezza che sia dato all’uomo di godere sulla terra, sono, grazie a quell’Angelo, le gioie della Famiglia.

Chi non ha potuto, per fatalità di circostanze, vivere, sotto le ali dell’Angelo, la vita serena della famiglia, ha un’ombra di mestizia stesa sull’anima, un vuoto che nulla riempie nel cuore…

La Famiglia ha in sé un elemento di bene, raro a trovarsi altrove, la durata. Gli affetti, in essa, vi si stendono intorno lenti, inavvertiti, ma tenaci e durevoli, come l’edera intorno alla pianta: vi seguono d’ora in ora: s’immedesimano taciti colla vostra vita.

Gli affetti, Voi spesso non li discernete, poiché fanno parte di voi; ma quando li perdete, sentite come se un non so che d’intimo, di necessario al vivere, vi mancasse.

L’ANGELO DELLA FAMIGLIA E’ LA DONNA. Madre, sposa, sorella, la Donna è la carezza della vita, la soavità dell’affetto diffusa sulle sue fatiche, un riflesso sull’individuo della Provvidenza amorevole che veglia sull’Umanità…

La Famiglia sempre santa, e inanellata sempre alla Patria, ha questa missione. Ciò che la Patria è per l’ Umanità, la Famiglia deve esserlo per la Patria. Com’io v’ho detto, che la parte della Patria è quella d’educare uomini, così, la parte della Famiglia è quella d’educare cittadini.

Famiglia e Patria sono i due punti estremi d’una sola linea. E dove non è così, la Famiglia diventa Egoismo, tanto più schifoso e brutale quanto più prostituisce, sviandola dal vero scopo, la cosa la più santa che ha, gli affetti.

Amate, dunque, rispettate la donna. Non cercate in essa solamente un conforto, ma una forza, una ispirazione, un raddoppiamento delle vostre facoltà intellettuali e morali.

Cancellate – dice rivolgendosi agli uomini – dalla vostra mente ogni idea di superiorità: non ne avete alcuna.

Non esiste disuguaglianza fra l’uno e l’altra; Abbiate dunque la Donna … eguale nella vostra vita civile e politica. Siate le due ali dell’anima umana verso l’ideale che dobbiamo raggiungere.
La Bibbia Mosaica recita: “Dio creò l’uomo, e dall’uomo la donna”. Ma la vostra vera Bibbia, la Bibbia dell’Avvenire dirà: “Dio creò l’Umanità, manifestata nella donna e nell’uomo”.

Infine, Amate I FIGLI che la provvidenza vi manda: ma amateli di vero, profondo, severo amore. Non dimenticate mai che voi avete in cura le generazioni future, che avete verso quelle anime che vi sono affidate la più tremenda responsabilità che l’essere umano possa conoscere: voi dovete iniziarle, non alle gioie o alle cupidigie della vita, ma alla vita stessa, ai suoi doveri, alla legge Morale che la governa.

E potete educare con la parola. Parlate loro di Patria, di ciò ch’essa fu, di ciò che deve essere. Instillate nei loro giovani cuori, non l’odio contro gli oppressori, ma l’energia di proposito contro l’oppressione.

Erano alcuni passaggi de “I doveri dell’Uomo”, libro scritto da Giuseppe Mazzini nel lontano 1860, nel quale, tuttavia, molte cose che al tempo in cui Mazzini le scriveva, sembravano arditi sogni, coloriti di generosa utopia, si sono poi verificati e sono state le maggiori conquiste non solo per l’Italia, ma per tutto il genere umano.

Paolo Montesi

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Foto by Pierre

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SU LAVORO E SICUREZZA LE NOSTRE PROPOSTE FANNO LA DIFFERENZA

Le delibere su lavoro e sicurezza approvate nella seduta del Consiglio Comunale del 10 Ottobre contengono quasi totalmente le proposte avanzate dai Liberaldemocratici per Cesena.
Il nostro forte impegno è stato premiato dal riconoscimento da parte dell’Amministrazione del valore decisamente migliorativo delle nostre idee.
Questo è il nostro modo di intendere la politica: lavorare per la nostra città, senza pregiudizi, sempre pronti a dare il nostro contributo.
Solamente una visione limitata e miope può considerare questa impostazione un inciucio: diversamente da altri, noi guardiamo i contenuti e non gli schieramenti, e non ci preoccupiamo di chi condivide le nostre istanze, ma se esse possono essere utili per Cesena.
Coloro che ci accusano di inciucio, peraltro, dovrebbero raccontare che ha votato in maniera contraria o astenendosi su proposte che dovrebbero essere loro cavalli di battaglia, con un atteggiamento pregiudiziale che non porta da nessuna parte e non ottiene nessun risultato.

Il pacchetto lavoro, grazie alle nostre proposte, è stato affiancato da un “pacchetto impresa” che punta a creare condizioni favorevoli per l’appetibilità del nostro territorio e la creazione di ricchezza:
– investire in formazione scolastica e professionale, sulla base anche di indirizzi formulati assieme alle rete imprenditoriale del territorio, attivando servizi per start-up e spin-off;
– operare affinchè esperienze quali Rinnova, Centuria, CesenaLab possano operare con ogni sinergia possibile per permettere a giovani imprenditori e/o aziende in sviluppo l’apertura verso il mercato estero, ad esempio con sperimentazioni di prodotto/processo;
– coinvolgere nel Tavolo Alleanza per il Lavoro le Banche e la Fondazione
– favorire progetti di formazione/lavoro in azienda, anche segnalati o rientranti in analoghi progetti di sostegno alla occupazione delle Associazioni di categoria
– prevedere sgravi volti all’utilizzo degli spazi sfitti per l’insediamento di imprese giovanili e femminili in città (rimborsi IMU, fidejussioni);
– supportare e coordinare le iniziative di placement e formazione continua attivate sul nostro territorio dai vari attori (associativi, di formazione, di ricerca scientifica, scolastici).
– spingere sulla patrimonializzazione dei Consorzi Fidi e di Garanzia, con opportuni metodi di controllo
– valorizzare un ampio programma di semplificazione delle proprie procedure autorizzative, con un più ampio ricorso alle procedure di autocertificazione (ispirato alle norme contenute nel Decreto del Fare delle aree a burocrazia zero);
– ridurre la tassazione sulle imprese per quanto possibile, attraverso politiche di spending review.

Per quanto riguarda le linee di indirizzo sulla sicurezza, approvate le quattro proposte avanzate:
– attivazione quanto prima di un sistema di videosorveglianza in città;
– trasferimento della Polizia di Stato al CAPS;
– necessità di aumentare l’organico delle forze di polizia nel territorio cesenate;
– maggiore coordinamento nel presidiare il territorio

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Ad Oddo Biasini la scuola pubblica dei nostri tempi non piacerebbe affatto

Come già annunciato alla stampa, come Liberaldemocratici per Cesena abbiamo subito appoggiato la proposta (intelligente ed elegante) lanciata dall’On. Enzo Lattuca di intitolare una scuola alla memoria di Oddo Biasini, compianto esponente Repubblicano, caro a tutti i cesenati per il suo impegno prima in qualità di professore e poi da rappresentante delle istituzioni repubblicane.
Il ricordo del suo rigore morale e del suo impegno a servizio del Paese lo hanno reso una delle più autorevoli figure della storia cesenate.

Oggi, mi é capitato di chiedermi se ad Oddo la scuola dei nostri tempi sarebbe piaciuta o se al contrario si sarebbe immancabilmente tirato su le maniche per raddrizzarla.

Sono abbastanza certo che ad Oddo non sarebbe piaciuta affatto questa scuola.

Non avrebbe tollerato una scuola che non premia i professori meritevoli e mantiene in servizio tanti professori fannulloni e impreparati, una scuola pubblica a cui sono drenate risorse per trasferirle alle scuole paritarie, una edilizia scolastica fatiscente e quasi mai rispettosa delle normative anti-sismiche, una scuola dell’obbligo che parcheggia i ragazzi fino alla maggiore etá, una scuola superiore che non forma adeguatamente giovani tecnici ed é scarsamente collegata con il mondo delle imprese, un sistema scolastico che sperpera risorse e impiega troppi professori, una scuola in cui professori meritevoli sono demotivati e offesi dei politici, una scuola in cui i genitori non insegnano ai propri figli cresciuti nella bambagia il dovuto rispetto per le istituzioni. Una scuola che affama e perde i suoi ricercatori migliori per la fuga dei cervelli.

Per raddrizzare la scuola oggi servirebbe tanto uno come Oddo Biasini, un Ministro col suo rigore morale e l’amore per l’istruzione pubblica.
Una scuola a cui indirizzare tanti e nuovi investimenti, perché essa rappresenta il primo mattone per rilanciare il Paese, ma se e solo se, si saranno eliminati gli sprechi, garantita l’autonomia didattica ai dirigenti, eliminato il valore legale del titolo di studio, ridotti i finanziamenti alle scuole paritarie.

Forse intitolare il Liceo Scientifico a Oddo non servirà a migliorare la scuola, ma sarà di monito a quanti credono ancora in istruzione pubblicati qualità e moderna.

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Il Pri scompare anche dalla sua roccaforte di sempre: Cesena

L’Edera scompare dal consiglio comunale di Cesena, storica roccaforte romagnola del Partito repubblicano italiano.

Il simbolo degli ideali mazziniani tra pochi giorni non rappresenterà più i due consiglieri comunali eletti nel 2009, Luigi Di Placido e Paolo Montesi, che hanno deciso di dare vita al nuovo gruppo consiliare Liberaldemocratici per Cesena.

Un’iniziativa in contrasto coi vertici locali, e che prelude a una divisione in vista delle elezioni amministrative del 2014.

A Cesena, come in ogni parte d’Italia, quel che resta del Pri non riesce a superare la frattura tra centrodestra e centrosinistra; e così, mentre i due consiglieri eletti pensano a una lista civica che guardi senza pregiudiziali al Pd e al sindaco ricandidato Paolo Lucchi, la vecchia guardia del partito che si tiene stretta l’Edera non ne vuole sapere di finire a sinistra come ad esempio accaduto nella vicina Ravenna, dove pure il Pri esprime il vicesindaco nella giunta del Pd.

Pertanto, nella terra dove si contavano più circoli repubblicani che parrocchie, scompare dal consiglio comunale dopo 65 anni di onorata carriera l’Edera, che anche alle prossime elezioni amministrative rischia di non figurare più nemmeno sulla scheda elettorale.

E pensare che proprio da Cesena il Pri aveva espresso parlamentari di primo piano della Prima Repubblica come Oddo Biasini, e che proprio in questa città nel cuore della Romagna nel 1948 il Pri raggiunse il 34% dei consensi e ha potuto contare su ben quattro sindaci. C’è poi chi ricorda come il segretario nazionale del Pri Ugo La Malfa si fosse fatto più volte eleggere proprio nella circoscrizione romagnola, perché qui i voti non gli sarebbero certo mancati. Cosa che invece oggi non si può più dire, visto che alle ultime politiche a Cesena il Pri s’è fermato all’1,19%.

Di Giovanni Bucchi

Italia Oggi del 16/07/2013

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I Liberaldemocratici incassano il primo appoggio.

Era prevedibile infatti che Di Placido e Montesi trovassero una sponda favorevole nel progetto liberale di Angeli e Vandelli. “Accogliamo con interesse l’iniziativa politica dei consiglieri comunali Luigi Di Placido e Paolo Montesi di formare un gruppo liberaldemocratico in consiglio comunale a Cesena. Le motivazioni – spiega Angeli – illustrate dai due consiglieri ci sembra siano vicine alla nostra visione ed al progetto di cui siamo promotori da tempo”.

“Osserveremo quindi con attenzione e da vicino l’evoluzione di questa iniziativa che riporta a Cesena l’idea di uno schieramento modernizzatore, liberaldemocratico e repubblicano svincolato dalla logica ingessata di destra e sinistra. Uno schieramento votato al cambiamento, ma autonomo dalle sigle di partito in crisi e che ci pare proiettato ad affrontare con una nuova visione i problemi della città e ad offrire proposte originali di soluzione, come da noi più volte prospettato”.

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L’Edera appassita

IL CAMBIO di denominazione del gruppo consiliare del Pri decretato da Di Placido e Montesi rischia di apparire come la pietra tombale sulla gloriosa e ultracentenaria storia dell’Edera (e già successo a Forlì, dove il simbolo è scomparso dall’assise municipale senza sconvolgimenti…). Ma non è affatto una pugnalata alla schiena per un partito che ormai da anni vede affievolirsi la sua forza con traslochi di esponenti di primo piano da una parte e dall’altra. Ci sarà pure per tanti l’umano desiderio di trovare una collocazione e un futuro (in un quadro politico peraltro incertissimo), ma bisogna riconoscere che l’identità liberaldemocratica europea alla quale orgogliosamente i repubblicani si richiamano non germoglia più negli angusti spazi del Pri. Anche a Cesena, che è pure una culla del repubblicanesimo nazionale. Andare oltre il partito è una sfida legittima, forse l’extrema ratio. Della coerenza e della genuinità dei principi degli ormai ex Pri cesenati decideranno, com’è giusto che sia, gli elettori.

di Emanuele Chesi

Il Resto del Carlino di Cesena, 15 luglio 2013

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